domenica, luglio 17, 2011

Giustizia, Cnf: una riforma in otto mosse.


1) Professione forense: tutta l’avvocatura appoggia la riforma che, dopo essere stata approvata dal senato è ferma alla camera. E la richiesta è quella che vanga approvata speditamente. La riforma risolverebbe molte questioni: per i giovani accesso per i più meritevoli e quindi garanzie di sbocchi di mercato qualificati, formazione continua, specializzazioni, assicurazione obbligatoria, tariffe chiare e procedimento disciplinare più efficace. Istituire un Osservatorio permanente sulla giurisdizione aperto a Confindustria ed ad altri soggetti.
2) Approvare la legge sulla negoziazione partecipata: un sistema di risoluzione della controversia che veda le parti avviare una negoziazione con un avvocato che può autenticare l’accordo e la identità delle parti. Sarebbe una nuovo modo di risolvere una controversia su base volontaristica.
3) Smaltimento dell’arretrato. Il Cnf sta studiando forme di collaborazione dell’avvocatura allo smaltimento dell’arretrato ma non come partecipazione “onoraria” ma come collaborazione “emergenziale” assunta con senso di responsabilità. Gli avvocati, scelti dai Consigli dell’Ordine, potrebbero assumere l’incarico di definire una parte del carico pendente nel rispetto di alcune incompatibilità. Ovviamente, questa strada che potrebbe non esser onerosa per lo stato, richiede che lo stato faccia la sua parte: destinando risorse per l’aumento dell’organico in magistratura, per la copertura di quello amministrativo, per la completa informatizzazione della giustizia. dell’atteggiamento: Il presupposto dell’operazione dovrebbe essere rappresentato da una trasparente verifica dei dati dei carichi e della produttività degli uffici, che consentisse di conoscere la dimensione della sofferenza del sistema e perciò dell’entità del contributo da richiedersi agli avvocati.
4) Istituzione di un Osservatorio permanente sulla giurisdizione aperto a tutti gli operatori anche economici. Questa proposte nasce dall’esigenza di individuare metodi di analisi condivisi e di studio dei dati chiaro e obiettivo.
5) Potenziamento dell’informatizzazione, che gli avvocati apprezzano senza riserve, con adeguato stanziamento delle risorse necessarie. Ciò che, invece, non può che essere stigmatizzato è il modo di procedere adottato dal governo, che anche di recente ha imposto ai legali oneri sempre più consistenti (albo elettronico, comunicazione della PEC, registri per fini anti-riciclaggio, modulistica per la privacy, oneri di indicazione di codici fiscali, apertura di diversi conti correnti separati, etc.) procedendo in modo disordinato ed estemporaneo, il più delle volte con norme settoriali all’interno di manovre omnibus.
6) Promuovere le best practices e i protocolli d’intesa. Il rapporto sottolinea come i protocolli di intesa con l’Avvocatura hanno offerta prova di sé stessi anche in occasione delle riforme processuali recenti. L’introduzione del processo sommario di cognizione (artt. 702-bis e ss c.p.c. come introdotti dalla l. n. 69/200) ha impegnato giudici e avvocati nella predisposizione di protocolli volti ad implementare le possibilità del rito attraverso misure organizzative e pratiche concordate volte a rendere effettive gli obiettivi di celerità presi in considerazione dal legislatore. Nei Protocolli dei Tribunali di Verona, di Bologna, di Genova, nello «schema» predisposto dal Tribunale di Modena, dell’Osservatorio romano sulla giustizia civile , vengono affrontate tanto questioni di carattere tecnico-organizzativo quanto di carattere tecnico-interpretativo.
7) Altri interventi. Il Cnf propone di avviare una riflessione sui trasferimenti dei magistrati, che incidono sulla durata dei processi e sui collocamenti fuori ruolo. Non solo. Richiama l’attenzione anche sulle insufficienza di una modalità di legislazione che provoca incertezza e confusione. Decretazione d’urgenza, la tecnica dei maxi-emendamenti, dei decreti mille proroghe, chiama in causa una “ corresponsabilità” del legislatore in ordine ad una più efficiente amministrazione della giustizia. “L’avvocatura, pertanto, reclama una migliore qualità della legislazione, e denuncia il frequente ricorso a norme-annuncio o norme- bandiera, condizionate da esigenze mediatiche e spesso prive di una seria e puntuale analisi di impatto”

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