venerdì, maggio 20, 2011

L’OUA PUNTA SULL’UNITÀ DELL’AVVOCATURA CONTRO LA OBBLIGATORIETA’ DELLA MEDIA-CONCILIAZIONE: NO A TAVOLI MINORITARI.


ROMA, 20 maggio 2011- L’Oua, in Assemblea oggi a Roma, con le rappresentanze degli Ordini di tutta Italia e con le Associazioni forensi contro l’obbligatorietà della media-conciliazione, ribadisce l’invito per un’unica assemblea unitaria nazionale dell’avvocatura, respingendo la logica degli incontri separati proposti dal Cnf: da un lato Oua e Associazioni, dall’altro gli Ordini forensi.
La proposta è unità e rispetto delle decisioni del Congresso Nazionale Forense.
Il Presidente dell’Oua, Maurizio de Tilla, ha voluto sottolineare che «l’avvocatura ha chiesto di intraprendere con fermezza una battaglia contro la obbligatorietà della media-conciliazione, caso unico in Europa, che viola la Costituzione e la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo».
Ricordando, anche, che «il voto unanime congressuale è estremamente chiaro in proposito e che tutte le successive manifestazioni e gli incontri della categoria hanno confermato questa linea che non può essere declinata da nessuna rappresentanza forense. Caduta la obbligatorietà e affermata la tutela della difesa dei cittadini, rimane solo una media-conciliazione facoltativa e verranno al pettine tutti i nodi di un sistema pensato male e pieno di storture: costi alti, proposta del mediatore, ricaduta sul successivo giudizio, assenza di territorialità etc…».
«L’ordinanza del Tar Lazio – ha continuato - cui seguiranno probabilmente altre numerose ordinanze dei giudici ordinari e di pace, conferma la incostituzionalità del D.Lgs. n.28/2010 e la violazione della normativa europea».
Per tutte queste ragioni, il Presidente Oua rivolge un invito al Cnf: «Chiediamo di agevolare e non ostacolare la battaglia intrapresa dall’avvocatura e confermata da 150 Ordini forensi e dalla quasi totalità delle Associazioni in rappresentanza di 200 mila avvocati. Dobbiamo avere tutti la schiena dritta - conclude - attenzione a curvarla. Non si può transigere l’obbligatorietà. E attenzione poi a dare l’impressione di agire per tutelare gli interessi degli avvocati e non i diritti dei cittadini: il Ministro Alfano, infatti, ha teso una trappola micidiale. Sanare “l’eccesso di delega” con una legge. Mi rivolgo, quindi agli avvocati che sono andati dal Ministro: come fate a non accorgervi di ciò. Non prestate il fianco né assumete un ruolo di sponda della politica ministeriale. L’avvocatura non può tollerare un atteggiamento di caduta e di attenuazione della battaglia intrapresa».
«Si legge sui giornali - ha concluso de Tilla - che il Cnf sta per chiudere con il Ministro Alfano e con il Ministero della Giustizia un accordo per conto dell’avvocatura. Ciò non è possibile: il Cnf non ha alcun potere in proposito. La gran totalità degli Ordini e l’intera avvocatura conferiscono tale mandato all’OUA e al Cnf, insieme, sugli stessi obiettivi, in attuazione delle decisioni congressuali. Se qualcuno delle rappresentanze forensi non è d’accordo con la volontà manifestata a Genova dagli avvocati, l’OUA è pronta a deliberare la convocazione di un Congresso straordinario nel quale si potranno confrontare anche con il voto le diverse scelte».

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