sabato, luglio 05, 2008

Cossiga: “Caro Silvio, se fossi in te farei questo discorso agli italiani”.


Cittadine e cittadini, di fronte ai gravi danni che le dure polemiche sulla sicurezza, sulla giustizia, sul ruolo della magistratura gestito dal CSM, dei giudici e dei pubblici ministeri hanno già causato e, minacciano di causarne di maggiori, frustrando il fruttuoso dialogo che si era già stabilito tra Governo e Maggioranza dal un lato e opposizione dall’altro; e specificatamente – e da lungo tempo! – tra me e l’on Vetroni, capo dell’opposizione, sui temi delle grandi riforme e che stava per dare già i primi frutti sul piano della riforma della legge elettorale per la elezione del parlamento europeo, sulla base di un accordo che prevede il mantenimento del sistema proporzionale, a liste sbarrate e senza voto di preferenza, e con la fissazione di uno sbarramento al 5 o al 4 per cento per essere ammesso al riparto dei seggi, credo mio dovere rivolgermi con pacatezza e compostezza al popolo italiano, l’unico sovrano reale del nostro stato democratico e liberale, con un discorso che verrà da me depositato alle due Camere del Parlamento Nazionale, che per volontà e mandato del popolo sono, nel nostro stato l’unico sovrano legale!
Sono oggetto da anni, già da quando decisi di entrare in politica e diventai per la prima volta leader di un grande movimento popolare e democratico e presidente del Consiglio del Ministri, oltre che di una campagna di delegittimazione personale e politica, di una persecuzione giudiziaria e da parte dell’amministrazione finanziaria.
Dati certi ma sommari presentati negli scorsi giorni informano che i magistrati che si sono occupati di me sono settecento!
Sono onorato, perché, in questo campo della lotta implacabile delle magistratura militante per conquistare il potere politico assente con le armi della diffamazione, dell’intimidazione e della minaccia delle incriminazioni, so di aver solo seguito politici ben più importanti di me Giovanni Leone, Francesco Cossiga, Giulio Andreotti, Clelio Darida, Antonio Gava e Oscar Luigi Scalfaro.
Ma mentre l’azione congiunta di esponenti della sinistra in alleanza con la magistratura militante potevano avere una spiegazione politica rivoluzionaria ma pur sempre politica, come la stagione del Terrore Francese, attraverso il quale si affermarono in tutta Europa i valori di “libertà, uguaglianza e fraternità”;.
Come lo sterminio dei kulaki e dei dirigenti del partito comunista polacco, come le grandi epurazioni, i gulag e l’annientamento di una parte importante della classe borghese polacca, con i 25000 ufficiali e sottoufficiali dell’armata e della guardia di confine polacca nei boschi di Katyn e di quelli dell’Ucraina e della Bielorussia, tali atti furono sempre funzionali ad un grande disegno universale di libertà e di liberazione che ha coinvolto nella lotta milioni di persone.
Mentre la persecuzione contro queste personalità politiche italiane può trovare una spiegazione nel tentativo dei comunisti di reagire con l’attacco al crollo del muro di Berlino, alla distruzione dell’Unione sovietica, allo scioglimento del patto dell’Urss e del partito bolscevico dell’Unione sovietica, partito guida del comunismo internazionale, e aveva un senso, un senso e una valenza rivoluzionaria ed anche morale.
Nessun senso politico e morale, nell’accezione popolare e democratica, ha la lotta che la magistratura associata combatte per conquistare una centralità politica, ché nessun mandato è stato conferito dal popolo con libere votazioni a questo corpo di eminenti funzionari, reclutati per cooptazione familiare o a mezzo di una forma tipica di concorsi, a cui si viene preparati con mandato politicamente e ideologicamente selettivo nei corsi organizzati dall’ANM, attraverso la sua struttura servente, il CSM, come per lungo tempo furono organizzati dal Partito Comunista Italiano.
Certo, nel mio parlare e nel mio agire sono mosso dal mio giusto desiderio di difendermi, ma anche e soprattutto dal senso che ho di dover concorrere a salvaguardare il carattere liberale e di stato di diritto della nostra repubblica e di evitare che un gruppo di magistrati eversivi spazzi via, come accadde col funesto fenomeno di Mani Pulite, un’intera classe dirigente italiana, quella che aveva ricostruito materialmente e moralmente il paese e ne aveva fatto una grande e forte democrazia.
In questo momento grave per la democrazia, dichiaro che ritirerò l’istanza di ricusazione nei confronti del giudice Gandus, che dovrebbe, e dopo questo mio atto dovrà, presiedere la 25.ma sezione del Tribunale penale di Milano di fronte al quale sarò giudicato per il grave reato di corruzione in atti giudiziari.
So che sarò condannato, viste le dichiarazioni rese dal magistrato Gandus e dall’enorme pressione mediatica e politica che viene esercitata sui tribunali, ultimamente in forma scomposta dal Partito Democratico, unico partito di sinistra che in Europa non sia garantista, e di un partito di centro chiamato Italia dei Valori, del cui leader, un magistrato da strapazzo, saranno rese note le vicende giudiziarie in un grosso tomo attraverso gli atti giudiziari che lo riguardano.
E che io sia colpevole o innocente poco conta, oggi, per la giustizia italiana, e nulla conta sul piano politico.
Voglio dichiarare innanzi tutto che il governo ritirerà immantinente il disegno di legge sulle intercettazioni, il disegno di legge sulla sospensione dei processi, il disegno di legge contenente il cosiddetto Lodo Maccanico, il disegno di legge sulla sicurezza.
Sarà sospesa l’applicazione dell’accordo alla realizzazione del treno ad alta velocità Torino-Lione e sarà revocato il consenso del governo italiano all’ampliamento della base americana di Vicenza, comunicando all’amministrazione di Washington che il governo italiano è favorevole alla chiusura della stessa base, con il conseguente ridispiegamento di uomini e mezzi della brigata americana in altra località di un paese della Nato che si era già offerta di ospitarla.
I gruppi parlamentari di maggioranza chiederanno all’amministrazione delle due Camere tutta la documentazione relativa agli ordinamenti giudiziari, esistenza e funzionamento dei eventuali consigli per la magistratura giudicante e per i pubblici accusatori, organizzazioni del pubblico ministero, competenza del ministero della Giustizia o delle autorità politiche aventi analoghe responsabilità, come gli attorneys general del Regno Unito e in Irlanda, sui temi del reclutamento dei magistrati, dei rapporti tra giudici, pubblici ministeri e polizia, forme, casi e modalità della promozione e dell’esercizio dell’azione penale, in modo che parlamentari e cittadini possano conoscere come e da chi viene esercitata la giustizia negli altri paesi.
Il governo costituirà presso la presidenza del consiglio dei ministri una commissione di studio su questi argomenti, costituita sa professori di università, magistrati a riposo, avvocati, parlamentari, esperti, per formulare al governo stesso proposte per la riforma degli istituti cui sopra ci si è riferiti.
Ho già informato il presidente della Repubblica, il presidente del Senato, il presidente della Camera dei Deputati e i capi delle opposizioni: on. Casini, On. Di Pietro e On. Veltroni che se sarò condannato, come certamente sarò, dal Tribunale di Milano o da qualunque altro tribunale (l’Anm non ha che da scegliere), mi dimetterò immediatamente da presidente del Consiglio dei ministri e non accetterò di rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti e mi dimetterò anche da deputato.
Prima di dare le dimissioni, non appena avuta notizia della mia condanna, informerò i governi interessati che l’Italia, per motivi costituzionali, non è in grado di gestire il G8 e che comunque rinuncerò per questo turno a presiederlo.
Ogni ulteriore decisione conseguente alle mie dimissioni sarà competenza del Presidente della Repubblica.
Sia che si decida subito o successivamente di sciogliere le Camere e di indire nuove elezioni io, che non le gestirò, mi candiderò in Forza Italia per sollecitare il giudizio degli elettori e se vinceremo, riproporrò la mia candidatura alla presidenza del Consiglio dei Ministri.
Con questo mio discorso e con queste mie decisioni spero di aver dato un contributo al ristabilimento di condizioni normali nel regime di relazioni tra le istituzioni, in parlamento e nel paese tra maggioranza e o opposizione.
Articolo di Francesco Cossiga- 4 Luglio 2008
Tratto da: www.loccidentale.it

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