venerdì, gennaio 25, 2013

ANAI: NELLA GIUSTIZIA MANCA TRASPARENZA SU INTROITI, SPESE E RISORSE. I CITTADINI HANNO IL DIRITTO DI SAPERE COME VENGONO GESTITI I FONDI.

DE TILLA: IL CONTROLLO DELLE SPESE AD UNA COMMISSIONE PARITETICA CON SOCIETÀ CIVILE, AVVOCATI, MAGISTRATI, OPERATORI DEL SETTORE.
Invece che sopprimere mille uffici giudiziari, per migliorare la giustizia basterebbe introdurre seriamente e diffusamente il processo telematico. L’Associazione nazionale avvocati italiani (Anai) interviene sulle spese del “sistema giustizia”.
Per il presidente Maurizio De Tilla, bisognerebbe innanzitutto rendere obbligatorio il processo civile telematico, per il resto molte sono le domande a proposito della gestione delle risorse da parte di via Arenula.
“Il processo civile telematico – ha detto il presidente ANAI – può portare a formidabili risparmi in ore di lavoro e ad incrementi di qualità del sistema. Appaiono necessari forti investimenti e cambiamenti di mentalità per produrre la massima produttività di giudici, di dirigenti e di personale, va eliminato al più presto l’ibridismo tra fascicolo cartaceo e telematico”. Il “Tribunale telematico” è la più seria proposta presentata dall’Avvocatura che va al più presto esaminata in una sinergia collaborativa tra i CISIA, gli Ordini e le Associazioni degli avvocati.
“La prima domanda sulla gestione delle risorse allora è questa: dove finiscono ogni anno i fondi dell’Amministrazione della giustizia che ammontano a più di sette miliardi di euro all’anno? – si chiede il presidente De Tilla – Cittadini, avvocati, giudici, dirigenti, dipendenti, operatori della giustizia hanno il diritto sacrosanto di sapere nel dettaglio come vengono gestiti i fondi della giustizia (che sono stati incrementati sensibilmente con i notevoli aumenti dei contributi a carico degli utenti)”. “Manca trasparenza – denuncia il presidente ANAI – su investimenti, introiti, spese, somme e beni gestiti, risorse impiegate, obiettivi perseguiti e raggiunti. Si sa solo che si sono spesi malamente 84 milioni per inutili braccialetti elettronici e che per l’esternalizzazione dei servizi si spendono all’incirca 700 milioni all’anno”.
Le domande dell’Associazione nazionale avvocati italiani allora sono:-Quanto si è speso fino ad oggi per il processo telematico?- Sono state utilizzate bene le risorse impiegate?- Si possono razionalizzare le risorse?- Quanti sono gli sprechi? Ma soprattutto, conclude il presidente De Tilla: “È necessario affidare ad una commissione paritetica, formata da cittadini, avvocati, giudici, personale, il controllo delle ingenti spese”.

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