venerdì, gennaio 25, 2013

AIGA: INTERVENTO PER L'INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2013.

Eccellentissimo Sig. Presidente della Corte d’Appello,
Eccellentissimo Sig. Procuratore Generale,
Onorevole rappresentante del Consiglio Superiore della Magistratura,
Onorevole rappresentante del Governo,
Illustrissimo Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati,
Illustrissime Autorità,
Colleghe e Colleghi Avvocati,
Signori Magistrati,
porgo a Voi il saluto dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati, augurando a tutta la Giustizia Italiana e al nostro meraviglioso Paese un 2013 che possa contraddistinguersi per la definitiva uscita dalla crisi sociale ed economica, in cui siamo piombati ormai da troppi anni.
La prima attenzione desidero rivolgerla ad una problematica che colpisce i soggetti maggiormente indifesi della nostra società; mi riferisco alla quotidiana violazione dei diritti fondamentali dell’individuo che si perpetra nella carceri italiani, che ha comportato – purtroppo ancora una volta – la condanna dell’Italia innanzi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Usando le parole del Capo dello Stato, c’è la necessità di affrontare con "senso di responsabilità, di umanità e di civiltà costituzionale" la "vergognosa realtà carceraria che marchia l'Italia".
Bisogna prendere atto dell’estrema urgenza e spiace constatare come, nell’attuale campagna elettorale, il tema venga ignorato dalle principali forze politiche in competizione.
I numeri della Giustizia Italiana, illustrati ieri dal Primo Presidente della Suprema Corte di Cassazione ed oggi, per il nostro distretto, da S.E. Presidente della Corte d’Appello, testimoniano ancora una volta la forte crisi di sistema.
E’ ormai evidente che le cerimonie d’inaugurazione degli anni giudiziari nei vari anni sono tra loro per lo più identiche nelle relazioni, negli interventi, nella promesse. Ma dobbiamo anche dare atto che l’anno appena concluso ha portato importanti novità.
Desidero segnalarne tre:
a) È stata dichiarata l’incostituzionalità della mediazione obbligatoria nel processo civile; l’Avvocatura italiana nel suo complesso aveva a più riprese segnalato l’inopportunità della normativa ed ha salutato con favore la decisione della Consulta. La mediazione obbligatoria era sbagliata e frutto di grandi iniquità, nonché incapace di migliorare la qualità del sistema giudiziario. Resta però ferma la necessità di implementare strumenti alternativi di risoluzione delle controversie e di sviluppare percorsi deflattivi del contenzioso. Sotto questo profilo la Giovane Avvocatura italiana è pronta a fare la sua parte in termini di contributi di idee e proposte. b) È stata rivoluzionata la geografia giudiziaria del nostro Paese. È evidente che essa doveva essere aggiornata alle mutate esigenze socio-economiche del nostro Paese e che la distribuzione degli Uffici Giudiziari presentava diversi profili di irrazionalità. Ma la chiusura indiscriminata di tutte le Sezioni Distaccate di Tribunale, di tutti gli Uffici dei Giudici di Pace con sedi diverse da quelle del Tribunale, e la soppressione di alcuni Tribunali e Procure della Repubblica comporterà indubbiamente un impoverimento di molte realtà territoriali (già disagiate), di cui il legislatore delegato avrebbe dovuto tenere conto. Sotto questo profilo l’Aiga ha più volte denunciato l’eccessività e irrazionalità dell’intervento e manifestato dubbi circa eccessi di delega che sono stati già rimessi all’attenzione della Consulta.
c) La terza novità riguarda la nostra professione ed è stata l’approvazione nell’ultimo giorno disponibile prima dello scioglimento delle Camere della legge di Riforma Forense, attesa da 79 anni dall’Avvocatura italiana.
Pur essendo soddisfatti della regolamentazione della nostra professione per norma primaria, essendo stata superata la disciplina regolamentare del DPR 137 dell’agosto 2012, non possiamo che segnalare che la novella sia stata un’occasione persa per la nostra categoria e per il Sistema Giudiziario italiano.
La Riforma Forense si presenta senza evidenti spinte verso la modernità, verso la necessità di ridisegnare la figura dell’avvocato nella società informatica, calato nella realtà europea, verso la ricerca di nuovi spazi di mercato che possano consentire all’Avvocatura, specie quella giovane, di affrontare nuove sfide fuori dal ristretto recinto dei Palazzi di Giustizia.
Una Riforma dove la meritocrazia non viene valorizzata e dove soltanto l’anzianità è un merito. Significativamente nel testo le parole “anziano”, “anziani” e “anzianità” si ripetono 18 volte, mentre quella “giovani” è presente una sola.
Ma proprio quest’oggi, dinanzi alle Autorità giudiziarie e politiche nazionali e del nostro Distretto, intendo ribadire quanto ha formato oggetto della mozione proposta dall’AIGA all’ultimo Congresso Nazionale Forense tenutosi a Bari a Novembre scorso e che ha ottenuto oltre il 70% dei consensi tra gli avvocati delegati congressuali di tutte le età.
Chiediamo nella prossima legislatura la modifica del testo, perché il sistema di governo e di amministrazione dell’Avvocatura non è democratico e vogliamo liberamente scegliere i nostri rappresentanti nazionali senza sbarramenti anagrafici; perché la specializzazione forense non può essere attribuita soltanto frequentando uno sterile corso universitario o per mera anzianità; perché l’obbligo di aggiornarsi costantemente durante l’attività professionale non può essere imposto soltanto ai Giovani Avvocati; perché l’accesso della professione deve impedire che l’albo professionale sia il comodo approdo per la disoccupazione intellettuale di chi non è stato capace o non è riuscito a fare altro.
Concludo il mio intervento ringraziandovi per l’attenzione e con l’augurio che l’anno giudiziario 2013 possa essere finalmente l’anno della svolta; l’anno in cui i cittadini possano ricominciare a guardare con fiducia i Palazzi di Giustizia; l’anno in cui l’Italia possa nuovamente affermare con orgoglio di essere la culla del diritto; l’anno in cui il nostro Paese possa finalmente rialzarsi.

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