Il tema è di grande attualità. Non vi è, infatti, alcun dubbio che anche la Giustizia deve tener conto delle priorità che oggi segnano la “Famiglia”, che trova il suo più alto riconoscimento normativo all’interno della Costituzione, in quanto cellula fondamentale della società e luogo privilegiato di formazione e sviluppo della personalità di ogni suo componente.
La Costituzione, all’art. 29, stabilisce che la Repubblica riconosce i diritti della Famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.
Va segnalato che la norma citata non si limita, sul piano costituzionale, ad un mero recepimento del modello sociale di famiglia fondata sul matrimonio, ma afferma e garantisce un modello di organizzazione della famiglia.
Vi è, poi, da ricordare che la Corte costituzionale ha interpretato in maniera evolutiva la Carta costituzionale stabilendo che un consolidato rapporto, ancorché di fatto, non appare costituzionalmente irrilevante quando si abbia riguardo al rilievo offerto al riconoscimento delle formazioni sociali e alle conseguenti intrinseche manifestazioni solidaristiche.
La Costituzione va, pertanto, letta nel senso che la Famiglia fondata sul matrimonio non è l’unica società naturale organizzata. La stessa Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea contiene una serie di norme che riguardano la Famiglia: rispetto della vita privata e della vita familiare, il diritto di sposarsi e di costituire una famiglia, il diritto alla convivenza, il diritto alla parità tra uomini e donne, i diritti del bambino, i diritti dell’anziano.
Il compendio della Famiglia è, quindi, complesso e viene regolamentato (e modificato) con una variegata e incessante legislazione ordinaria.
Più leggi, più interpretazioni giurisprudenziali: l’intervento del giudice non può prescindere dalla considerazione degli interessi in gioco con particolare riguardo agli interessi sociali, oltre che ai diritti dei minori e di tutti i soggetti deboli i cui interessi richiedano tutela.
La particolare natura delle relazioni sul piano giuridico richiede che l’intervento del giudice, e ancor più dell’avvocato, avvenga con un approccio particolare, caratterizzato da un’alta specializzazione dei soggetti chiamati ad intervenire e dall’efficienza e tempestività dell’intervento giudiziario.
L’attuale distribuzione delle competenze in materia di diritto di famiglia tra diversi organi giudiziari (tribunale ordinario, tribunale per i minorenni, giudice tutelare, etc.) è la causa primaria di una vera e propria dispersione di competenza e di una mancata unitaria e approfondita conoscenza della materia.
L’unificazione delle competenze e la istituzione di un tribunale della famiglia o di una sezione specializzata (si ripete: in tutti i tribunali) garantirebbe la dovuta specializzazione del giudice, consentendo per altro di superare alcuni ingorghi della gestione della giustizia minorile che spesso si sovrappone alla giustizia del giudice ordinario.
Alla discrezionalità che attualmente caratterizza il procedimento camerale (che riflette molto la giustizia minorile) dovrebbe sostituirsi un sistema processuale generale in cui vengono predeterminate le modalità di realizzazione del contraddittorio.
Portarsi davanti ad un giudice specializzato, che sia giudice unico dei coniugi e dei minori, delle separazioni e dei divorzi, dei provvedimenti connessi, di tutti gli interventi giudiziari chiesti prima, dopo e fuori dal matrimonio.
Un giudice unico e specializzato, il quale con l’intervento sempre obbligatorio del difensore conferisca unità alle determinazioni sull’assetto dei rapporti familiari, costituirebbe un forte vantaggio per ottenere una giustizia tempestiva e appropriata.
Per raggiungere l’obiettivo si impone la razionalizzazione e, allo stesso tempo, il potenziamento delle strutture già esistenti con una dislocazione più diffusa sul territorio, al fine di garantire un accesso a tali servizi più agile ed immediato e consentire di intervenire efficacemente già a livello preventivo, neutralizzando, per quanto possibile, le cause del conflitto familiare.
Il Patto per la Giustizia, che ha trovato la pronta sottoscrizione di OUA, ANM e dei principali Sindacati del Personale giustizia, dovrà ricercare le più idonee soluzioni logistiche per il massimo decentramento della funzione giudiziaria in materia di rapporti familiari.
In questa prospettiva il Convegno promosso a Napoli dall’OUA accoglierà interventi di autorevoli esponenti del governo, della magistratura, dell’avvocatura e del notariato. Il dibattito sarà moderato da Maria Giuseppina Chef, Coordinatore della Commissione Diritto di famiglia dell’OUA.
di Maurizio de Tilla
Presidente Oua
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