lunedì, settembre 07, 2009

L’etica, la concorrenza, le regole: basta guerre intestine.


E’ interessante il quadro tracciato dai professionisti italiani sulle pagine del Sole 24 Ore nelle settimane scorse. Ne esce un disegno dell’attività professionale costellato di difficoltà di rapporti.
Soprattutto per gli avvocati, una volta si pensava che la madre di tutti i problemi fosse il numero eccessivo: in realtà il numero pletorico è solo un sintomo di ritardo istituzionale.
Mentre ci si affannava a ipotizzare una riforma della professione di avvocato ( riforma che stiamo attendendo), il mondo economico e la società correvano molto più velocemente di noi verso la globalizzazione, superando i confini delle singole professioni, così come i confini dello stato, dell’Europa, del processo civile, dei riti, delle norme statali, travolgendo i nostri piccoli orticelli.
Abbiamo visto i nostri clienti rivolgersi a grandi studi stranieri stabilitisi in Italia attraverso l’incorporazione di studi locali, li abbiamo visti rivolgersi a società di recupero crediti, a società di gestione di sinistri, di risarcimenti danni,tutti soggetti che offrivano servizi legali di massa a costi sostanzialmente irrisori, e senza i vincoli dell’agire professionale.
Anziché affrontare il problema per governarlo, noi professionisti ci siamo lasciati fuorviare da una sterile guerra intestina, i notai e i commercialisti hanno richiesto assumere il ruolo di giudici per gestire in via burocratico-amministrativa i procedimenti di separazione e divorzio sopprimendo la difesa tecnica benché il diritto di difesa sia un diritto costituzionalmente protetto.
Commercialisti e avvocati hanno reclamato lo status di pubblici ufficiali per ritagliarsi una fetta di attività esclusiva o per contrastare la concorrenza, sleale, di altri soggetti non professionisti.
Forse non ci siamo ancora capiti: il nemico del professionista (e dell'utente) italiano non è l'altro professionista; il nemico è il soggetto, singolo, o peggio, collettivo. che, senza alcun controllo di professionalità, cioè senza alcuna garanzia o verifica di serietà deontologica e preparazione tecnico professionale, offre al pubblico servizi di consulenza e assistenza assolutamente carenti o comunque inadeguati, creando gravi danni al cliente/cittadino.
Ciò detto, l'esperienza dimostra anche che gli interventi sinergici di più professionisti seri e specializzati, anche provenienti da Ordini diversi, consentono una gestione ottimale delle vertenze più complesse, con piena soddisfazione degli interessi e dei diritti del cliente/cittadino.
In questo senso si sta lavorando alla elaborazione di società tra professionisti appartenenti ad albi diversi, mediante l’utilizzo di forme societarie adeguate ai tempi e soprattutto ai ritmi incessanti della continua evoluzione del mondo economico e sociale, per dare una risposta ottimale alla richiesta di un servizio di consulenza e assistenza di elevata qualità che coniughi visone d'insieme e alta specializzazione in un contesto di garanzie deontologiche certe.

Avv. Barbara Lorenzi, Rovereto
Componente Giunta OUA

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