venerdì, settembre 11, 2009

Alfano: in presenza di nuovi elementi tornare sui casi delle stragi di mafia.



MILANO, 11 settembre 2009 - «Se vi saranno elementi per riaprire i processi sulle stragi i magistrati lo faranno con zelo e coscienza e siamo convinti che nessuno abbia intenzione di inseguire disegni politici, ma solo un disegno di verità».
Lo ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano a margine della Scuola di formazione di Gubbio, parlando dell'ipotesi di riaprire i processi sulle stragi mafiose degli anni Novanta.
Quanto al fatto che un'eventuale riapertura delle vicende che portarono tra l'altro all'uccisione dei giudici Falcone e Borsellino e agli attentati a Milano, Roma e Firenze possa in qualche modo avere ripercussioni sull'esecutivo, Alfano si dice tranquillo: «Non abbiamo questa preoccupazione perchè riteniamo che il governo si sia qualificato per l'esatto contrario e per il grande contrasto alla criminalità organizzata che ha dato risultati straordinari».
Giovedì, invece, il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, si era detto contrario ad un'eventuale riapertura dei processi: «Non vorrei che riaprire delle indagini servisse a ordire delle manovre, a me queste cose non convincono».
Era stato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, a parlare proprio da Gubbio della necessità di tornare su quelle dolorose vicende senza lasciare adito al sospetto che la maggioranza abbia verità da nascondere.
E ora Alfano spiega che, dal suo punto di vista, questo per il governo non sarebbe affatto un problema. Anzi.
«Probabilmente c'è un certo rancore della mafia nei confronti di un uomo come Silvio Berlusconi che l'ha combattuta non con parole ma con i fatti» ha detto ancora Alfano.
« Se c'è un uomo di governo che più di ogni altro può vantare straordinari risultati nella lotta alla mafia - sottolinea - è Berlusconi che lo ha fatto non con parole straordinarie ma con fatti. Ripeto non nascondiamo che la nostra valutazione è che vi sia una componente della criminalità organizzata che abbia ragioni di rancore e ostilità nei confronti del presidente del Consiglio».

Tratto dal sito: http://www.corriere.it

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