La Simonia nel Medioevo è la pratica di vendere e comprare cose religiose come cariche ecclesiastiche,assoluzione di peccati e indulgenze.
Il termine viene utilizzato più in generale per indicare l'acquisizione di beni spirituali in cambio di denaro e deriva dal nome di Simon Mago, taumaturgo samaritano convertito al cristianesimo, il quale, volendo aumentare i suoi poteri, offrì a san Pietro apostolo del denaro, chiedendo di ricevere in cambio le facoltà taumaturgiche concesse dallo Spirito Santo (si vedano gli Atti degli apostoli, 8, 18-24).
Dopo l'editto di Costantino del 313 d. C. la Chiesa cristiana poté disporre di beni terreni in sempre maggior misura, per cui si registrarono casi di ecclesiastici che brigarono per ottenere cariche e potere mediante denaro.
La simonia, quindi, fu condannata già col secondo canone della quinta sessione del concilio di Calcedonia nel 451.
Dopo la concessione dell'ereditarietà dei feudi (Capitolare di Quierzy, 877), re e imperatori trovarono comodo assegnare grandi poteri temporali ai vescovi (che non potevano avere prole legittima) e per contro si riservarono il potere di nomina, spesso sulla base di criteri strettamente mondani, ignorando, quindi, completamente le attitudini morali e religiose del loro prescelto.
In particolare ciò facilitò la diffusione della simonia: veniva eletto il cortigiano capace di ricompensare maggiormente il sovrano, rifacendosi in seguito tramite i benefici associati all'esercizio della carica ecclesiastica.
La nomina di ecclesiastici da parte di laici entrò nella prassi degli imperatori tedeschi con la politica ecclesiastica di Ottone il grande di Sassonia ed è alla base della lotta per le investiture.
L'opposizione della Chiesa alla simonia prese grande vigore con i papi riformatori del secolo XI e in particolare con papa Gregorio VII.
La posizione riformatrice portò al Concordato di Worms e al Concilio Lateranense I, che formalizzarono l'autonomia ecclesiastica dalle interferenze dei sovrani.
La pratica della simonia non scomparve mai e accompagnò tutti i momenti di decadenza del papato.
Ad esempio il papa Bonifacio VIII venne accusato di essere simoniaco, come riporta Dante.
La riforma protestante fu causata anche dalla simonia, che fu fortemente criticata da Martin Lutero nelle sue 95 tesi affisse nel 1517.
Nella Divina Commedia, Dante pone i simoniaci fra i dannati nella terza bolgia dell'Inferno.
Sono condannati a restare capovolti all'interno di fori nella roccia, con una fiamma rossastra che brucia sui loro piedi. Quando sopraggiunge un nuovo dannato, prende posto facendo sprofondare in basso gli altri.
« O Simon mago, o miseri seguaci
che le cose di Dio, che di bontate
deon essere spose, e voi
per oro e per argento avolterate,
or convien che per voi suoni la tromba,
però che ne la terza bolgia state. »
che le cose di Dio, che di bontate
deon essere spose, e voi
per oro e per argento avolterate,
or convien che per voi suoni la tromba,
però che ne la terza bolgia state. »
(Dante, INFERNO, Canto XIX)
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