mercoledì, gennaio 26, 2011

NEL “MILLEPROROGHE” LO SLITTAMENTO DI UN ANNO DELLA MEDIACONCILIAZIONE.


«Abbiamo scritto al Guardasigilli – spiega Maurizio de Tilla, presidente Oua - per sensibilizzarlo ulteriormente sulla posizione unanime degli avvocati italiani e, allo stesso tempo, ci siamo rivolti, come indicatoci da una mozione del recente Congresso Forense, al Parlamento perchè si intervenisse con efficacia per evitare che ancora una volta la giustizia civile si convertisse nella “Cenerentola” della macchina giudiziaria italiana, con interventi tampone e di corto respiro.Un ringraziamento lo voglio rivolgere a tutti i parlamentari che trasversalmente (dal PD al PDL) hanno recepito le chiare richieste dell’Oua, chiedendo con un emendamento al Milleproroghe lo slittamento di un anno in attesa di recepire le proposte degli avvocati. Tra gli altri i senatori: Della Monica, Benedetti Valentini, Casson, Lusi, Mugnai».
«È, inoltre, sotto gli occhi di tutti – aggiunge - che non si è ancora preparati dal punto di vista strutturale, in questo modo, a tacere di ogni altra osservazione, non vi è dubbio che si tratti di un vero e proprio salto nel buio per il nostro sistema giudiziario. Anzi, per essere più precisi, nel momento in cui il cittadino costretto alla mediaconciliazione non troverà un luogo deputato dove poter risolvere la controversia, andremo incontro ad una situazione di generalizzata omissione di atti di ufficio».
«È inoltre ancora più evidente in queste ore – conclude de Tilla - ed è convinzione sempre più diffusa, che il decreto legislativo oltre ad ignorare i contenuti della Direttiva Europea in materia, contrasti con il dettato Costituzionale per almeno tre ragioni, che riassumo sinteticamente. Innanzitutto perchè si configura un procedimento di mediazione in modo coercitivo con un evidente aggravio di spese e, di fatto, precludendo l'immediato accesso alla giustizia. Ma anche perchè prevede una proposta del mediaconciliatore che può avere effetti negativi nel giudizio senza che il cittadino abbia dato alcun consenso, condizionando così la possibilitá di un trattamento equo. Infine per eccesso di delega».
Nel frattempo si è anche in attesa dell’esito del ricorso al Tar (previsto per l’8 marzo) contro il regolamento attuativo varato dal ministero.

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