mercoledì, gennaio 12, 2011

Delegazione CNF da Napolitano: la crisi penalizza la tutela dei diritti.


Roma, 11 gen. - L'avvocatura, pur partecipando con le altre attività intellettuali alla produzione del 15% del Pil, "non riceve l'attenzione che le istituzioni riservano alle imprese, sì che deve affrontare da sé le difficoltà, senza poter contare su incentivi, sgravi, e altre forme di sostegno".
E' una delle difficoltà segnalate dal presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, ricevuto oggi dal presidente della Repubblica assieme ad una delegazione dell'organismo di rappresentanza degli avvocati.
Alpa ha colto l'occasione per esprimere grande apprezzamento al Presidente Napolitano "per il costante impegno nel garantire il rispetto dei valori costituzionali, nell'assicurare il pieno soddisfacimento dei principi fondanti della nostra democrazia e nel sollecitare le istituzioni perché siano migliorate le condizioni di vita morale, materiale e intellettuale dei cittadini e degli immigrati anche attraverso la risoluzione dei problemi della giustizia".
Poi il presidente del Cnf ha voluto anche segnalare alcune delle problematicità con le quali si trovano a fare i conti gli avvocati.
Come "i deleteri effetti del ritardo con cui procede l'iter della riforma forense, approvata con molte difficoltà al Senato ed ora approdata alla Camera".
"Il ritardo nell'approvazione della riforma - ha detto - implica molte conseguenze di non poco momento, che si riflettono, tra l'altro, sul debordante numero di giovani che si immettono nella professione senza avere apprezzabili garanzie del loro futuro, ma anche sulla qualificazione dell'avvocatura, che invece quelle norme vorrebbero assicurare".
Qualificazione sulla quale per parte sua, il Cnf si batte con il regolamento sulla formazione permanente, già in vigore, e con lo studio di un regolamento sulla specializzazione.
Quanto alla prossima entrata in vigore della mediazione, il presidente Alpa ha precisato che il Consiglio ha fatto molti sforzi, e si impegnerà ulteriormente, "per seguire l'attuazione della normativa, per coordinare l'azione degli Ordini, per diffondere la cultura della conciliazione", ma ha evidenziato a tutte le istituzioni interessate come "il sistema in procinto di diventare operativo, così come congegnato, rischia di introdurre una fase obbligatoria che avrà l'effetto di posticipare anziché di prevenire i processi dinanzi al loro giudice naturale. Non possiamo non rilevare - ha aggiunto - come, nell'interesse dei cittadini e per l'adempimento ottimale di questa nuova funzione, l'attuale normativa non preveda, tra l'altro, l'assistenza legale obbligatoria, pur consentendo al conciliatore di effettuare proposte che, ove accettate, incidono notevolmente i diritti oggetto di contesa, non preveda forme di sostegno per la conciliazione gratuita, non si preoccupi degli aggravi finanziari di cui saranno gravati gli Ordini (molti dei quali ancor oggi non hanno ricevuto in dotazione i locali che per legge dovrebbero essere loro assegnati per svolgere questa funzione ), non esiga requisiti rigorosi per l'acquisizione del titolo di conciliatore".

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