mercoledì, marzo 16, 2011

Deontologia forense: rapporti con i colleghi ed espressioni sconvenienti ed offensive (Consiglio Nazionale Forense decisione del 13-12-2010, n. 215).


Consiglio Nazionale Forense decisione del 13-12-2010, n. 215
Pres. ALPA - Rel. BERRUTI - P.M. FEDELI (conf.) - avv. G.C.

Avvocato - Norme deontologiche - Rapporti con i colleghi - Espressioni sconvenienti ed offensive - Art. 20 C.D.F. - Animus iniuriandi - Necessità - Termini "Menzogna" e "Vaniloquio" - Portata offensiva e sconveniente - Esclusione


In tema di espressioni sconvenienti ed offensive, il termine "menzogna", il cui significato semantico lo rende omologo all'alterazione dei fatti, viene dalla scienza del linguaggio considerato meno popolare e meno grave di quello di "bugia", mentre il "vaniloquio" è il discorso privo di costrutto o fondamento logico-sostanziale.
A nessuna delle due espressioni può pertanto essere attribuita portata offensiva o natura sconveniente.
Va esclusa la violazione dell'art. 20 c.d.f. per carenza del necessario elemento soggettivo dell'animus iniuriandi quando, come nella specie, non emerga alcun elemento indicativo della volontà dell'incolpato di esprimere apprezzamenti negativi in ordine alla personalità ed al patrimonio morale dell'esponente, essendosi il professionista limitato alla constatazione oggettiva di un fatto non vero e di un giudizio privo di fondamento. (Accoglie il ricorso avverso decisione C.d.O. di Milano, 14 maggio 2007).

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