giovedì, agosto 21, 2008
La giustizia e la sinistra di Ayala.
Che siano maturi i tempi, per una riforma profonda della giustizia, lo grida lo stato pietoso in cui è ridotta e lo testimoniano alcuni segnali del dibattito politico e civile.
Fra questi, è significativo l’ultimo libro di Giuseppe Ayala, “Chi ha paura muore ogni giorno”, la cui lettura è istruttiva.
Tre temi, fra gli altri, voglio sottolineare.
1. Raccontando la propria storia Ayala si descrive come avvocato dell’accusa. Era bravo, ed è giusto che lo ricordi. E’ importante che ne abbia tratto, esplicitamente, le conclusioni: occorre separare le carriere. E’ il frutto della sua esperienza, è la regola in tutte le democrazie, ed era anche l’opinione di Giovanni Falcone. Misurate la distanza fra questa ovvietà e la pervicace, ostinata, ottusa opposizione della magistratura associata ed avrete un’idea di quanto tempo abbiamo perso.
2. Ripercorrendo il lungo calvario cui gli uomini del pool antimafia furono sottoposti, Ayala non risparmia giudizi sferzanti sul Consiglio Superiore della Magistratura, da lui considerato, con ragione, organo oramai deviato dai compiti che la Costituzione gli assegna. Il Csm è degenerato, divenendo quel che è, perché la politica (con l’eccezione di Cossiga) è stata al di sotto dei suoi doveri e perché il corpo della magistratura è al di sotto di ogni ragionevole speranza.
3. In quanto all’uso dei collaboratori di giustizia, l’autore rivendica il lavoro svolto ma segnala che, fin dall’inizio, con l’indagine svolta (si fa per dire) a carico di Enzo Tortora, vi fu una magistratura incapace (“pazzi”) che si è fatta guidare da questi delinquenti senza mostrare alcuna competenza ed etica professionale. Aggiungo io che le cose non sono migliorate, con il tempo.
Riassumendo: separazione delle carriere, riforma della composizione ed elezione del Csm, responsabilità personale in capo ai magistrati. Tre cose giustissime, dette da chi è stato eletto, per tre legislature, dalla sinistra e nel governo della sinistra è stato sottosegretario alla giustizia. Si può obiettare che avrebbe potuto accorgersene prima, senza attendere di essere lasciato fuori dal Parlamento. Ma ciascuno trova la forza ed il coraggio dove il destino glieli nasconde, mentre quel che conta è la sostanza. Qui ce n’è a sufficienza per ragionare fuori da una logica di schieramenti.
Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it
Pubblicato da Libero
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