martedì, settembre 25, 2018

L’elemento psicologico nel reato d’abuso atti d’ufficio (art. 323 cp).

Cassazione Penale - Sez. F - Sent. num. 39699/2018 - Presidente: DI TOMASSI - Relatore: CATENA - Data Udienza: 02/08/2018. 

“Pacificamente la giurisprudenza di questa Corte regolatrice ha affermato come la prova del dolo intenzionale, che qualifica la fattispecie di cui all'art. 323 cod. pen. (abuso atti d’ufficio), prescinda dall'accertamento dell'accordo collusivo con la persona che si intende favorire, potendo essere desunta anche dalla macroscopica illegittimità dell'atto, sempre che tale valutazione non discenda in modo apodittico e parziale dal comportamento non iure dell'agente, ma risulti anche da ulteriori indici fattuali, concordemente dimostrativi dell'intento di conseguire un vantaggio patrimoniale o di cagionare un danno ingiusto, tra i quali assumono rilievo l'evidenza, la reiterazione e la gravità delle violazioni, la competenza dell'agente, i rapporti fra l'agente ed il soggetto favorito, l'intento di sanare le illegittimità con successive violazioni di legge, fermo restando che l'intenzionalità del vantaggio ben può prescindere dalla volontà di favorire specificamente il privato interessato alla singola vicenda amministrativa. (Sez. 3, sentenza n. 57914 del 28/09/2017, Di Palma ed altri; Sez. 6, sentenza n. 31594 del 19/04/2017, Pazzaglia; Sez. 3, sentenza n. 35577 del 06/04/2016, Cella; Sez. 6, sentenza n. 36179 del 15/04/2014, Dragotta; Sez. 6, sentenza n. 21192 del 25/01/2013, Barla ed altri)”.

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