giovedì, giugno 18, 2009

Cassazione: "saluto romano" non è ammesso, neanche per scherzo.



Il saluto fascista incita alla violenza e non è ammesso neanche per scherzo.
E se un tifoso al quale è stato impedito di entrare allo stadio lo “rispolvera” come provocazione causando scontri, la colpa è tutta sua.
Perciò merita di essere condannato in nome della legge speciale, la legge Mancino, che sanziona “l’incitamento alla violenza per motivi razziali e religiosi”.
Questa la conclusione alla quale è giunta la Cassazione che ha respinto il ricorso di un esponente degli ultras del Verona condannato per essere stato la causa di una rissa scoppiata tra opposte tifoserie in occasione della partita Udinese – Hellas Verona, al “Friuli” di Udine il 9 dicembre 2001.
I giudici della prima sezione penale, con la sentenza 25184/09, hanno confermato la decisione di maggio 2008 della Corte d’appello di Trieste che ha riconosciuto il tifoso colpevole.
In particolare, secondo i giudici, il giovane, che era stato bloccato all’ingresso dello stadio insieme con altri compagni perché erano tutti senza biglietto, non avrebbe dovuto protestare improvvisando un corteo con saluto romano.
Poco importa se, come aveva sostenuto la difesa, nelle intenzioni dei manifestanti si trattava di un gesto ironico o scherzoso.
La realtà è che invece costituisce “una manifestazione esteriore che rimanda – scrive la Cassazione – per comune nozione storica all’ideologia fascista e quindi ad un’ideologia fortemente discriminante e intollerante”.
In pratica, con il saluto romano non si scherza visto che, aggiunge la Corte, “ricorda un regime totalitario che che ha emanato leggi di discriminazione di cittadini per motivi razziali”.
Insomma, come ammonivano i nonni: state fermi con le mani.

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