Da cosa si distingue una corporazione, come quella in toga dei magistrati della penisola, rispetto ai comuni mortali? Dalla abilità nel mantenere riservati i dati sui privilegi, gli emolumenti e le mille prebende che il potere assegna loro.
Per esempio, chi sa quanto guadagna un singolo giudice Costituzionale e con quale pensione si consola?
E' un vero segreto di Stato che dimostra come la vera casta in Italia siano loro: magistrati. Che siano ordinari, amministrativi o costituzionali cambia solo l'emolumento non certo l'omertà discreta che avvolge il tutto.
Ora un aneddoto che spiega meglio la materia del contendere: c'era una volta un avvocato,Tommaso Palermo, difensore civile di molti magistrati in pensione il quale si illudeva che un giorno o l'altro le quiescenze cosiddette di annata sarebbero state perequate.
E che per questo motivo bombardava ogni giorno che Dio mandava in terra il Ministero del Tesoro, la Ragioneria dello Stato e la Presidenza del Consiglio per sapere con quali decreti certe categorie di magistrati (Corte dei Conti, Consiglio di Stato, Consulta ecc.) ottengono determinati trattamenti. Non ebbe mai risposta.
E nessuno a tutt'oggi sa nulla sul trattamento previsto dalla speciale cassa di previdenza dei magnifici 15 della Consulta, istituita nel 1960 su base volontaria (unico caso nella pubblica amministrazione). Segreto di stato. Altro che Abu Omar.
L'ultima volta che, poco prima di morire, il suddetto avvocato Palermo aveva mandato un telegramma all'ufficio pensioni della Presidenza del Consiglio in via della Stamperia glielo rimandarono indietro con sopra la dicitura "destinatario sconosciuto".
C'è voluto l'ottimo lavoro di Raffele Costa per districare parzialmente il ginepraio dei privilegi della casta in toga.
Così oggi noi sappiamo che al Consiglio di Stato 419 persone costano 130 miliardi di vecchie lire l'anno: il Presidente ha un lordo annuo di 220 mila euro , l'ultimo dei consiglieri quasi 65 mila.
La Corte dei Conti ha a ruolo quasi 550 consiglieri.
L'ultimo della scala gerarchica guadagna seimila euro lordi al mese, il primo quasi 20. Poi ci sono le indennità e i fringe benefits. Spesa globale, dipendenti inclusi, almeno 130 miliardi di rimpiante lire ogni anno.
L' Avvocatura dello Stato ha 780 dipendenti che costano 100 milioni di euro l'anno. Un avvocato generale può arrivare ai 200 mila euro annui, il procuratore di prima nomina a 60 mila.
C'è poi il capitolo Corte Costituzionale, una vera e propria oasi dove si fa a cazzotti per entrare anche come semplice autista visto che lo stipendio lordo iniziale raramente è inferiore ai 3 mila euro al mese a cui va aggiunta una contingenza che i giornalisti semplicemente si sognano.
Per di più lor signori hanno persino i cosiddetti "assegni Befana" ogni sei gennaio, assistenza scolastica, assistenza estiva e invernale per le vacanze dei bimbi, sussidi persino per i furti subiti in casa.
I giudici, sebbene le cifre esatte siano un vero e proprio segreto di Stato, raramente scendono sotto i 250 mila euro lordi annui.
Però poi godono di una serie di privilegi che vanno dall'appartamentino con vista sul Quirinale per i fuori sede, all'automobile con autista a vita, a due assistenti di studio,un segretario particolare e un addetto di segreteria, alla bolletta telefonica a carico della collettività. Che è a vita per gli ex presidenti. Le pensioni per i giudici costituzionali superano i 15 mila euro mesili.
Tutto questo ben di Dio costa altri 80 milioni di euro l'anno allo Stato. Il costo per la collettività degli stipendi dei circa 9 mila magistrati italiani è di più di 1 miliardo di euro .
Circa il 30% superiore a quello che la Francia spende per i loro omologhi di Oltralpe.
Di quella cifra, i magistrati di Cassazione, da soli, ne assorbono poco meno della metà: sono un esercito fatto di generali, circa 770 unità . A essi si aggiungono altre 2500 toghe che prendono lo stesso stipendio grazie alla scellerata legge che fa fare carriera per anzianità invece che per merito.
In media un giudice di Cassazione guadagna più di 150 mila euro l'anno.
Cui si aggiungono diverse indennità di funzione che variano da persona a persona. Per di più le loro retribuzioni sono agganciate a quelle dei parlamentari in un continuo trascinamento reciproco: quando aumentano le une lo fanno anche le altre.
Comunque, secondo i dati ufficiali rilevati dal Csm, su 9246 magistrati italiani, meno di 350 risultano in servizio presso le dodici sezioni civili o penali che compongono la Suprema Corte. Gli altri hanno la qualifica o lo stipendio ma fanno altro. E ringraziano il '68 in toga che si concretizzò nella famosa, anzi famigerata, legge Breganza, quella che abolì il merito per la progressione in carriera. Che però fu varata dieci anni prima di quegli anni che qualcuno si ostina consideare formidabili.
E a proposito di privilegi, benchè non sia mai stata applicata, la norma sulla responsabilità civile dei magistrati (la 177 del 1988 varata sull'onda dell'emozione che suscitò il caso Tortora), le toghe nostrane sono riuscite anche a stipulare un accordo molto vantaggioso con le assicurazioni.
Siglato da una parte dall' ANM e dall'altra dalla BNL Broker Assicurazioni : con soli 138 euro e 60 all’anno, si sono così messi al riparo dalla possibilità di dover risarcire di tasca propria l’eventuale vittima di errori giudiziari.
Eventualità invero remota visto che la legge voluta da Vassalli e Craxi ( cui gli interessati dimenticarono di attestare eterna gratitudine) mette a carico della collettività l'eventuale errore per colpa grave del singolo. Ma nella vita non si sa mai.
Naturalmente a simili trattamenti non corrispondono, come è sotto gli occhi di tutti, risultati di eccellenza.
Un rapporto del Consiglio d’Europa , a inizio 2005, ha assegnato le “pagelle” alle toghe dei diversi stati membri.
I dati che sono fermi al 2002, ma dopo è andata anche peggio, parlano di uno stipendio dei giudici italiani superiore del 30 per cento a quello dei colleghi francesi. La nostra spesa pubblica per il pianeta giustizia risulta fra le più elevate, benché altri Paesi europei abbiano tempi molto meno biblici per la definizione di cause e processi: Svezia, Germania e Olanda svolgono ad esempio le cause civili in meno di metà tempo di quanto necessario in Italia per procedimenti di analogo impegno.
Molti scaricano la colpa su un'altra categoria super privilegiata di questa casta fra le caste: i magistrati fuori ruolo. Nel 2004 il loro numero era di ben 728, mentre altri 1.182 risultavano assegnati ad incarichi extragiudiziari.
E qui il privilegio si incrocia con il potere politico che il partito dei giudici sta assumendo nel tempo: questi fuori ruolo spesso sono in uffici legislativi e scrivono quindi le leggi che poi altri colleghi applicano dopo che il Parlamento le ha supinamente approvate. Altri sono consiglieri del governo, e quindi condizionano il potere esecutivo e altri ancora, per la precisione due per ciascuno membro della Consulta, di fatto scrivono le sentenze della Corte costituzionale facendo il lavoro sporco di ricerca giurisprudenziale e orientandola secondo i desiderata degli interna corporis.
Fra l'altro i magistrati ordinari distaccati presso la Corte Costituzionale oltre ad avere lo stipendio da consiglieri di Cassazione godono di altre indennità e privilegi. Qualche anno fa destò un certo scandalo alla Consulta quando si seppe che alcuni di loro prendevano indennità altissime di fuori sede pur vivendo a Roma, ma conservando la residenza fuori dalla capitale. Nessuno li potè citare per truffa e neanche la corte dei conti potè chiedere i danni in quanto la Corte costituzionale ha una propria autonomia amministrativa nell'ambito della quale può farte quello che crede. Sempre a spese del contribuente.
Last but not least, i concorsi per diventare magistrati negli ultimi venti anni hanno registrato scandali a non finire finiti sotto la lente, in questo caso meno severa, di altri magistrati.
Il più famoso fu quello del 1991 denunciato da due esclusi, l'avvocato Pier Paolo Berardi di Asti e Teresa Calbi di Civitavecchia. A sua volta figlia di un giudice di Cassazione. Venne fuori che si correggevano elaborati in meno di tre minuti e che alcuni presentavano evidenti segni di riconoscimento mentre altri non erano neanche stati corretti benchè scartati.
Tra gli elaborati finiti sotto inchiesta anche quello di un ex giudice costituzionale e di un magistrato che divenne segretario generale del Csm.
di Dimitri Buffa