venerdì, luglio 28, 2006

Una sconfitta della forca.



Editoriale di Ferrara sul Foglio

Un'ampia maggioranza trasversale è riuscita questa volta a trovare un compromesso su una misura di clemenza e a farle superare alla Camera le forche caudine della norma costituzionale, introdotta nel clima terroristico di tangentopoli, che impone una maggioranza dei due terzi per l'approvazione. L'iter non è finito, non è certo che l'indulto possa essere definitivamente approvato dal Senato prima dell'estate.

I nemici di questo provvedimento puntano a farlo slittare a dopo le ferie, con poca considerazione per le condizioni dei carcerati, nella speranza che la campagna moralistica che hanno messo in piedi possa crescere con il tempo e incrinare la fermezza della maggioranza che si è realizzata alla Camera. Le incertezze sul futuro, però, non possono cancellare il rilievo del fatto politico che si è realizzato già in questa prima fase. L'atto di clemenza, per quanto limitato perché non si è potuto varare un'amnistia, ha un preciso significato politico.


Dopo tangentopoli, per anni e anni, di clemenza non si poteva neppure parlare. C'è voluto l'appello di una personalità come quella di Giovanni Paolo II per rimettere l'argomento all'ordine del giorno, ma neppure questo è bastato, nella scorsa legislatura, per partorire un provvedimento concreto. Il fatto è che alla preoccupazione comprensibile per gli effetti che l'uscita dalle carceri di migliaia di condannati, agitata un po' demagogicamente ma comprensibilmente dalla destra, si è aggiunta la sorda campagna moralistica dei giustizialisti.

Una stravagante graduatoria della pericolosità dei reati, che mette l'evasione fiscale davanti all'omicidio e alla rapina a mano armata, è stata il cavallo di battaglia di questa insinuante azione propagandistica, che ha trovato l'appoggio, anche in questi ultimi giorni, di grandi organi di stampa. Il voto della Camera è stato anche una risposta, per una volta dignitosa e non subalterna, a chi ostenta una superiorità morale ingiustificata e offensiva, magari per bassi intenti propagandistici.

Questo non significa che il morbo giustizialista sia debellato. L'idea che esista una casta alla quale sia attribuita una funzione superiore a quella delle istituzioni democratiche, che debbono invece essere tenute sotto tutela, è dura a morire. L'indulto, di per sé, è un atto umanitario che non ha uno specifico senso politico, ma l'ha assunto per il carattere dell'opposizione giustizialista che ha dovuto sormoritare. In questa battaglia senza vincitori ci sono però degli sconfitti.

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