mercoledì, febbraio 10, 2016

Un giornale di politica per gli avvocati: sono contrario.

Dall'ultimo bilancio consuntivo (2014) del Consiglio Nazionale Forense risulta che i ricavi per i contributi degli avvocati italiani ammontano ad € 9.871.373 (a testa: € 25,83 per gli ordinari ed € 51,66 per i cassazionisti), con un avanzo di gestione di € 2.148.288, che contribuisce ad incrementare il patrimonio netto accumulato alla non indifferente somma di € 18.453.136.
I dati dimostrano che il CNF sta accumulando denaro degli avvocati contribuenti senza sapere dove metterli. Se a ciò si aggiunge che i crediti verso gli Ordini Forensi hanno raggiunto la bella cifra di € 11.352.573, di cui € 4.396.171 per crediti oltre i dodici mesi ed € 6.929.386 entro i 12 mesi, non è chi non veda che qualche cosa non funziona.
Come è possibile che un ente amministrativo al quale tutti gli avvocati sono obbligati ad iscriversi tramite gli Ordini territoriali per poter esercitare la professione, possa accumulare un patrimonio di tale entità senza avere programmi di investimento a vantaggio di tutta la categoria?
Qualcuno deve aver pensato la stessa cosa ed allora, la notizia è sconvolgente, è nata l'idea di editare "un giornale di informazione, completo, che si occuperà di politica e di giustizia, di esteri, di cronaca, di cultura e di spettacoli".
Infatti sul sito del CNF del 18 dicembre 2015 si leggeva questo titolo: "Nasce 'Il Dubbio' - L'informazione garantista – Quotidiano dell'avvocatura". Quale mezzo più efficace per spendere gli avanzi di gestione e azzerare il patrimonio accumulato e quello da recuperare?
Infatti, subito dopo l'annuncio, sono state acquisiti altri dati interessanti: a) il quotidiano avrà una redazione di una dozzina di persone guidata dal direttore Piero Sansonetti, giornalista che ha condiretto, diretto e fondato vari giornali di sinistra come "L'Unità", "Liberazione", "Gli Altri" e, da ultimo, "Il Garantista", quotidiano morto e sepolto dopo circa un anno di vita stentata, e che è stato accusato persino di "funzionalità berlusconiana"; b) avrà una tiratura di 6.000/10.000 copie distribuite in edicola in una decina delle principali città italiane al prezzo di € 1,50; c) per stampa e distribuzione sono previste spese annue di circa € 1.600.000,00.
Ma non sono queste le notizie che preoccupano di più l'avvocatura italiana, bensì che un organo giurisdizionale (il CNF è un giudice speciale le cui sentenze sono pronunciate "In nome del popolo italiano" e possono essere impugnate avanti le Sezioni Unite della Corte di Cassazione) pensi di distribuire un giornale quotidiano che si occupa di 'politica', che dovrà avere una linea, per l'appunto, 'politica'.
E quale sarà questa linea, che dovrebbe rappresentare il punto di vista politico di 235 mila avvocati, di cui il CNF pretende di essere, quanto meno, il portavoce? Quella del presidente? Quella dei suoi 33 consiglieri, eletti (si presume) per le loro competenze giuridiche e deontologiche e non certo per le loro idee politiche? Oppure del suo direttore?
Quale che sia la linea politica del quotidiano, è evidente che si scateneranno conflitti inconciliabili nell'ambito dell'avvocatura italiana, già da sempre divisa su quasi tutto.
Senza contare che il mio giudice naturale mi sanziona o mi assolve, ma non mi impone le sue scelte di politica forense (non parliamo di scelte di politica generale).
E' come se, ad esempio, la Corte di Cassazione o il CSM pubblicassero un quotidiano 'politico'.

di Avv. Carlo Dolci
L’ECO DI BERGAMO

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