Una sentenza sbagliata, un danno per l’Italia, ma anche per tutti i giovani che rispettano le regole. Questo il primo commento dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura dopo la decisione della Corte Ue di convalidare il titolo di avvocato conseguito in altri paesi dell’Unione Europea.
Ironico e amareggiato, Nicola Marino, presidente Oua: «Se 230 mila vi sembrano pochi! Una malintesa concezione delle liberalizzazioni ha portato la Corte Ue ad una sentenza contraddittoria che invece di impedire che si aggiri l’esame di stato emigrando all’estero, consente a questi professionisti di fregiarsi del titolo conseguito in un’altra nazione. Quindi, nei nostri tribunali continueranno a lavorare oltre che gli avvocati anche gli “abogados”».
«Una scelta sbagliata – conclude Marino - perché danneggia i giovani laureati che con merito rispettano le regole ed è in controtendenza con le proposte sempre più diffuse che mirano all’introduzione del numero programmato all’università per ridurre l’eccessivo numero di legali (avanzate trasversalmente da tutti gli schieramenti politici e sostenute da diversi studiosi anche di matrice liberista). Da oggi il nostro Paese ha un problema in più e la nostra Giustizia pure. Purtroppo, ancora una volta, l’Europa si mostra in controtendenza rispetto alle esigenze e alle peculiarità delle singole nazioni che ne fanno parte».
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