Vi scrivo da Parigi, dove vivo e lavoro; generalmente mi occupo di filosofia ma, da anni, mi diletto anche nello studio dei sistemi giuridici.
E’ noto a tutti, e spero che sia da tutti condiviso, che il presupposto di ogni sistema giuridico democratico è che sia rigorosamente rispettato e garantito il principio della separazioni dei tre poteri fondamentali: il potere legislativo (che fa le leggi), il potere esecutivo (che le leggi le fa eseguire), il potere giudiziario (che le leggi le fa applicare, sanzionando chi le trasgredisce).
Condizione oggettiva ed ineludibile per l’esercizio delle libertà fondamentali dei cittadini è che questi tre poteri restino rigorosamente separati ed ho sempre guardato con sincera ammirazione alla vostra Costituzione per il modo, esemplare, con cui realizza la loro separazione.
Sono a conoscenza che alla fine del 2012 è stata approvata dal vostro Parlamento – con l’entusiastico sostegno del vostro Consiglio Nazionale Forense e della gran parte dei Consigli dell’Ordine – la legge di riforma della vostra professione.
Se non ho capito male è la legge che dovrebbe consentirvi di esercitare il vostro mestiere in maniera coerente con i principi fondanti della vostra democrazia, perché è a voi avvocati che la vostra Costituzione assegna il compito, esaltante, di assicurare il rispetto della legalità e l’attuazione concreta del diritto di difesa che è il presupposto dei principi di eguaglianza e di libertà.
Ho però dovuto constatare che al Consiglio Nazionale Forense la legge del 2012 assegna tutti e tre quei poteri: quello legislativo (con l’adozione del codice deontologico e dei tanti regolamenti attuativi della legge), quello esecutivo (per fare eseguire sia il codice deontologico che i regolamenti), quello giudiziario (essendo giudice speciale che pronunzia le sue sentenze “in nome del popolo italiano”).
Mi auguro che da parte di voi avvocati italiani vi sia una reazione forte ed orgogliosa e che vogliate unanimemente richiedere al vostro Parlamento di modificare questo incredibile sistema.
Se, invece, continuerete a subirlo silenziosamente, mettereste a rischio la vostra stessa sopravvivenza perché ne sarebbe travolta la vostra credibilità sociale non essendo davvero comprensibile per la società civile che proprio la legge fondamentale degli avvocati sia così grossolanamente lesiva del principio della separazione dei poteri e, dunque (chiedo scusa se mi ripeto) delle regole fondanti della democrazia.
Se potessi mi impegnerei personalmente al vostro fianco; mi dispiace però di non poterlo fare, per tre motivi: non sono avvocato (faccio il filosofo), non sono italiano (sono francese) e, purtroppo…. sono morto da oltre due secoli.
Con i più cordiali saluti,
Vostro devoto
Charles Luis de Secondat, barone de La Brede
(per gli amici, più semplicemente, Montesqieu)
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