Il Cnf chiede di garantire «omogeneità sul territorio e misure di tutela in caso di malfunzionamento del sistema».
E deposita al Ministero un vero e proprio decalogo di proposte per superare i primi problemi di applicazione.
Il Consiglio nazionale forense chiede in particolare di:
- prevedere la possibilità per il difensore di autenticare le copie analogiche e informatiche di tutti gli atti del processo anche ai fini notifica con la previsione di un “diritto” annuale;
- chiarire la non applicabilità dell’articolo 147 del Cpc (tempo delle notificazioni) alle notifiche telematiche;
- eliminare le sottoscrizioni delle parti nel processo e, in particolare, modificare la norma al fine di statuire che il teste non deve firmare il verbale redatto in forma digitale;
- prevedere misure in caso di erronea comunicazione Pec da parte di imprese e avvocati;
- eliminare il deposito della nota di iscrizione a ruolo nei procedimenti (contenzioso civile ed esecuzioni) che prevedono l’atto introduttivo telematico (sostituita dal file xml);
- definire il concetto di domicilio informatico dell’avvocato;
- estensione dei formati dei documenti ammessi al deposito;
- non rendere visibile il deposito dei ricorsi cautelari proposti in corso di causa, né il provvedimento del magistrato, in particolare se è di accoglimento;
- prevedere, un sistema automatico che renda visibile, sul portale, le memorie alla controparte solo dopo la scadenza del termine per il relativo deposito;
- prevedere modalità di deposito telematico di note a verbale in udienza; permettere all’avvocato di vedere, dal proprio punto d’accesso, l'esito delle comunicazioni di cancelleria;
- eliminare l’accettazione manuale dei depositi da parte del cancelliere e sostituirlo con controlli completamente automatizzati (quarta Pec);
- eliminare la parte dell'art. 13 del dm 44/2011 che prevede lo slittamento del deposito al giorno successivo se la ricevuta di consegna arriva dopo le ore 14.
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